Un portone di legno nasconde la corte, protetta da alti muri, dove si svolgevano le attività quotidiane della numerosa famiglia Medda. Qui nacque, nel 1882, penultimo di cinque figli, Giovanni Medda, che avrebbe preso i voti nel 1913, come Fra Nicola. Fino ad allora Giovanni, rimasto orfano in giovane età, aveva sempre lavorato la terra, mostrando però una precoce e fortissima devozione.
La casa della sua famiglia è oggi un museo che conserva arredi originali e strumenti di lavoro. Per quanto modesta, la casa – una tipica abitazione campidanese – rivela che la famiglia Medda non era povera: una bella cucina spaziosa, ambienti luminosi, mobili e suppellettili semplici ma funzionali.
Tutto quello che serve per una vita dignitosa, anche se di duro lavoro. Fino alla soglia dei trent’anni, le giornate di Giovanni Medda sono scandite dal lavoro nei campi e dalla preghiera. La scelta di povertà ed essenzialità porta Giovanni a rinunciare persino alla sua parte di eredità paterna. Infine, a conclusione di un processo interiore durato anni, Giovanni lascia il paese e, dal convento del Buoncammino a Cagliari, inizia il suo percorso spirituale come fra Nicola, prima in vari conventi dell’isola, poi come frate questuante nei quartieri storici della città, dove eserciterà il gravoso compito per oltre trent’anni.
Amato dal popolo umile, che lo chiama “frate Silenzio”, in omaggio al suo approccio dimesso, fatto di rare ma efficaci parole, si prodiga nei soccorsi durante i devastanti bombardamenti sulla città, nella Seconda guerra mondiale.
Muore nel 1958, dopo una breve malattia. Giovanni Paolo II lo ha dichiarato beato nel 1999.
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