Erede dell’insediamento romano di Tàthari, Sassari appare tuttavia nelle cronache solo nel 1131, come centro minore del giudicato di Torres. La diocesi – che accorpa le sedi medievali di Ploaghe, Sorres e Torres – nasce nel XV secolo. I francescani però sono presenti in città già nel 1274, quando Francesco era ancora in vita, in quella che è oggi la chiesa di Santa Maria di Betlem. Avevano avuto il luogo in dono: posto fuori dalle mura cittadine, vi sorgeva già il monastero di Santa Maria di Campulongu, precedentemente appartenuto ai benedettini di San Vittore di Marsiglia.
Chiesa e monastero furono ristrutturati tra il 1440 e il 1465. Della fabbrica originaria rimane la sezione inferiore della facciata, in stile romanico. La porzione superiore, con il rosone gotico, risale al rifacimento quattrocentesco. L’interno della chiesa, pur conservando parti delle fasi primitive – tra cui la cappella presbiteriale, con volta a crociera – si presenta nella veste ottocentesca di padre Antonio Cano, frate francescano e architetto, che realizzò la cupola ellittica e il ricco apparato decorativo, che coniuga lo stile neoclassico con il rococò.
La chiesa è sede di sei gremi cittadini – le antiche corporazioni delle arti e mestieri – e nelle cappelle sono conservati i pesanti candelieri votivi in legno intagliato e dipinto, che ogni anno vengono portati per le vie della città in occasione della Faradda di li candareri (discesa dei candelieri). Ogni cappella espone anche un prezioso retablo di legno scolpito e dipinto: si tratta di elaboratissime opere di gusto barocco, di artisti sassaresi, tra cui spicca Giovanni Antonio Contena (XVIII secolo).
La chiesa è tutt’ora officiata dai frati minori conventuali. Nel cortile del convento è stata recentemente collocata la statua in trachite che raffigura il beato Francesco Zirano, che ebbe la sua formazione a Santa Maria di Betlem e vi fu ordinato frate nel 1586. Morì martire ad Algeri nel 1603, mentre tentava di liberare un cugino ridotto in schiavitù e altri prigionieri cristiani. Beatificato nel 2014, è considerato protettore dei migranti e di tutti coloro che soffrono la schiavitù e il rapimento. Merita una menzione anche la biblioteca, che ha tramandato preziosi manoscritti antichi, tra cui una bibbia del XIV secolo.
Piazza Santa Maria, tel. 079.23.57.40.